TRANSGENDER, UNA STORIA DA VICINO

TRANSGENDER, UNA STORIA DA VICINO

QUANDO QUALCOSA CAPITA PROPRIO A TE

So benissimo che l’argomento che sto per affrontare non va giù a molte persone. Ci possono essere motivazioni morali o religiosi dietro al fatto che non si vogliano accettare tutte le argomentazioni a sfondo sessuale, ma io con quello che scriverò non voglio convincere nessuno, né tantomeno insegnare nulla. Racconto semplicemente un’esperienza, che mi è stata raccontata, come potrebbe accadere a chiunque e su questo non c’è dubbio. Poi è ovvio che le conseguenze possono essere differenti in base al proprio modo di vedere il mondo. Ma io vi chiedo solo di immedesimarvi per un attimo nella mamma di cui vi parlerò.

Come ogni anno Marco fa una vacanza con suo papà; per me è un buon momento in cui mettere in calendario una telefonata ad alcuni vecchi amici e poterli rivedere senza l’ansia dell’orologio.
Ho così contattato una cara amica che non vedevo da tempo.
Mi capita con poche persone, però esiste quel tipo di amicizia che va oltre il tempo. Io e F. potremmo anche non vederci 2 anni ma nel momento in cui ci ritroviamo parliamo come se ci fossimo lasciate il giorno prima.
Ho con lei infatti un’affinità molto grande e l’ho sentita a pelle sin dal primo giorno in cui l’ho incontrata. Poi per le solite questioni della vita ci siamo allontanate, ma solo fisicamente.
Ci siamo così incontrate per un aperitivo in centro e abbiamo iniziato a parlare fitto fitto di tutte le ultime novità.
A un certo punto mi fa capire di avere una cosa importante da dirmi ed esordisce con: “Vedo quello che scrivi, ti conosco e so come la pensi per cui mi sento di dirti questa cosa”.
Devo ammettere che queste parole mi rendono molto orgogliosa : essere riconosciuta come una persona a cui poter raccontare argomenti molto delicati mi fa sentire felice.
La mia amica F. ha due figli: un maschio e una femmina. La più grande è la femmina e oggi ha 16 anni.
Ebbene lei mi racconterà che la sua primogenita non è più una ragazza, ma sta facendo un percorso per diventare maschio. Ovviamente sono rimasta senza parole, più che altro perché mi sono immedesimata nel suo ruolo di madre e non sapevo davvero che parole usare.
Quello che vi andrò a raccontare è semplicemente il resoconto di un’esperienza diretta; non vuole essere una guida, anche se mi sono informata e ho inserito i riferimenti di legge corrispondenti.
Ovviamente l’argomento è delicato: parliamo di transgender.
Perché ho deciso di raccontare questa storia? Perché secondo me se ne sa troppo poco; anche io che sono di natura molto curiosa e che spesso mi capita di leggere articoli ho scoperto tante cose nuove. Ho soprattutto affrontato l’argomento con gli occhi di una persona che conosco e che stimo. Mi sono immedesimata in lei donna, come madre e come persona. Ho capito che ha dovuto affrontare una cosa immensa, una cosa forse più grande di lei e mi sono stupita della forza di sua figlia che appena dodicenne ha capito che quello non era il suo corpo.

TRANSGENDER, UNA STORIA DA VICINO

Maria, chiamiamo così la figlia, ha avuto la forza e la capacità di capire e di elaborare da sola che stava vivendo un enorme conflitto. Ovviamente quando Maria ha esposto questa cosa a sua madre per lei è stato uno shock e non è stato semplice. F. ha pensato ad un momento, ad uno stato di confusione adolescenziale. F. ha fatto la scelta più giusta e si è rivolta a uno specialista, ha fatto seguire una terapia a sua figlia. La ragazza per tutto il tempo non ha più affrontato l’argomento con la mamma e lei stessa credeva ormai che il capitolo fosse chiuso.

La figlia aveva sempre avuto un atteggiamento di chiusura e isolamento, talvolta di autolesionismo e F. pensava che con la terapia  stesse finalmente combattendo le sue ansie, di qualunque origine esse fossero. Invece alla fine di questo percorso la stessa terapista ha confermato a F. che sua figlia in realtà è suo figlio e che quindi doveva prenderne atto. Questo fenomeno è anche chiamato ‘disforia di genere’.

È questo il momento nel quale possono quindi partire le procedure burocratiche per entrare in quella fase che si chiama transizione. Ho infatti scoperto che la parola trans deriva proprio da questo e transgender significa trasformazione, transizione da un genere all’altro.

Mentre F. mi raccontava di questi momenti vissuti, forse ho fatto anch’io la domanda sbagliata e le ho chiesto:”Ma è sicura di questa scelta?”, pensando soprattutto alla sua giovane età; F. mi ha confessato che si è sentita rivolgere la stessa domanda altre volte. In realtà non si tratta di una scelta. È così. Punto.

Mio figlio è nato con una malformazione a un arto, come si può nascere biondi oppure alti oppure molto intelligenti o dotati di orecchio assoluto, così qualcuno nasce uomo in corpo di donna e qualcuno nasce donna in corpo di uomo.

Provate solo ad immaginare la sofferenza che un individuo può provare nel guardarsi allo specchio e nel non riconoscersi. Io ho provato a immedesimarmi, ma non ci posso riuscire, penso che nessuno ci possa riuscire a meno che non lo provi sulla propria pelle. Però posso provare ad immaginare quanto potrei odiare il mio corpo se con la testa mi sentissi uomo. Ecco io questo sforzo ho provato a farlo. Più che altro ho capito che non lo possono scegliere e che arriva il punto che bisogna prenderne atto.

La mia amica mi ha così ragguagliato sulle possibilità di legge che esistono per le persone transgender.

Cosa dice la legge.

Esiste una legge dell’82, la 164 che stabilisce le norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso e norma i vari i passaggi che devono essere fatti tramite sentenza passata in giudicato per poter ottenere la modifica del genere, rispetto a quello di nascita.
In questo caso  trattandosi di minorenne occorreva la firma di entrambi i genitori al fine di poter iniziare quello che è un percorso medico, ulteriore a quello già svolto personalmente, per verificare che sia veramente un caso di transizione e non per esempio uno stato di psicosi o di alterazioni endocrinologiche.

Ci sono quindi delle perizie effettuate da psichiatra, sessuologo e psicologo e viene stilata una relazione che certifica lo stato di necessità di questo cambiamento. Terminato questo iter si può iniziare ad assumere le cure ormonali che vorrei sottolineare sono a pagamento ( come gran parte degli interventi, peraltro). Questa è solo la prima parte e serve a modificare i caratteri sessuali secondari. In seguito si deve fare richiesta al Tribunale della zona di residenza e ottenere sentenza che permetta il cambio di genere. La legge del 1982 prevedeva che per poter ottenere il cambio di genere all’anagrafe e quindi su tutti i documenti fosse necessario sottoporsi prima a tutti gli interventi chirurgici demolitivi  di rimozione dei genitali e dei caratteri distintivi del sesso di nascita. Di fatto un obbligo a passare comunque da sesso maschile a femminile e viceversa. Solo dopo essersi sottoposti agli interventi demolitivi bisogna nuovamente rivolgersi al Tribunale per il cambiamento di stato anagrafico attraverso il quale i documenti d’identità (patente di guida, titoli di studio, licenze, certificati di proprietà) vengono modificati per sesso e per nome, con l’eccezione del casellario giudiziario e l’estratto integrale di nascita, documenti che possono essere richiesti esclusivamente dallo Stato o da Enti pubblici.

Questo tipo di tipo di approccio parrebbe però non essere in linea con i diritti generali dell’uomo. E’ difficile sostenere che si possa obbligare qualcuno a  uno o più  interventi chirurgici. In alcuni casi in Europa vi è addirittura  l’obbligo di sterilizzazione.

La legislatura europa  in questo caso è parecchio differente, in alcune nazioni, soprattutto dell’est non è nemmeno consentito poterlo fare.

Quello che sarebbe importante recepire è che anche all’interno delle varie possibilità di transizione l’individuo possa non sentire come fondamentale e non immediata l’esigenza di cambiare, eliminare, modificare i propri genitali. Quello che mi ha spiegato F. rispetto a suo figlio è la ricerca di un proprio equilibrio e pace interiore che sicuramente coincide con ciò che lo specchio e gli atteggiamenti rimandano, ma che non necessariamente si identificano con il genitale, come tutti saremmo portati a credere. Anche rispetto all’amore e al sesso, vista anche la giovane età non pare esserci tutta quell’urgenza e devo ammettere che, rispetto alla talvolta fin troppo precoce vita sessuale degli adolescenti, questa mi sembra più una conquista che una sconfitta. Prima scopro chi sono, poi semmai penso al resto. A me sembra saggio.

Una sentenza del 2012 del Tribunale di Roma però recita cosi’:

il trattamento medico-chirurgico previsto dalla legge n. 164/82 è necessario nel solo caso in cui occorre assicurare al soggetto transessuale uno stabile equilibrio psicofisico, ossia nel solo caso in cui la discrepanza tra il sesso anatomico e la psicosessualità determini un atteggiamento conflittuale di rifiuto dei propri organi sessuali. Pertanto deve ritenersi che, nei casi in cui non sussista tale conflittualità, non è necessario l’intervento chirurgico per consentire la rettifica dell’atto di nascita

Ricordo peraltro che nel caso di ricostruzione di un fallo si parla di un membro estetico, non funzionale, dal punto di vista sessuale.

Ad oggi, a parte questa sentenza esiste il disegno di legge 405 che chiede l’autodeterminazione e il superamento dell’obbligo, che di fatto tuttora sussiste, degli interventi chirurgici.

Difatti la legge ad oggi esistente non tiene conto né delle tempistiche enormi necessarie per arrivare  a fine percorso (anche dieci anni), né come dicevo prima di tutta quella serie di passaggi intermedi in cui l’individuo si possa voler accettare, o sentire di essere, anche senza ricorrere all’intervento.

Per tutto il periodo di transizione infatti la persona transgender avrà da affrontare tutte le volte il confronto tra i propri documenti e il proprio aspetto. F. mi raccontava per esempio che è riuscita ad ottenere di avere sul registro elettronico scolastico il nome maschile di suo figlio, e non è cosa da poco.

TRANSGENDER, UNA STORIA DA VICINO

COSA SIGNIFICA ESSERLO E COME VENGONO PERCEPITI I TRANSGENDER

Leggendo alcuni articoli su internet ho scoperto che le persone transgender in tutta Europa superano il milione e mezzo, veramente una cifra notevole! Non si può parlare quindi di un fenomeno così piccolo. Purtroppo mi ha detto la mia amica che  esiste tuttora anche un alto tasso di depressione e suicidi perché come potete immaginare non sempre la persona è messa nella possibilità di parlare dall’argomento, di essere capito, di affrontare tutto il percorso psicologico e di essere sostenuto soprattutto a partire dalla famiglia. Ho infatti detto alla mia amica che sicuramente il  figlio è stato molto fortunato ad avere una madre  come lei.

Mi pare evidente che per una madre mettere al mondo una figlia e sentirsi dire dopo 12 anni dalla stessa che vuol cambiare genere e che non si sente a suo agio nel suo corpo è effettivamente un qualcosa di molto grande emotivamente e io posso immaginare di una difficoltà incredibile da affrontare. E’ anche vero che io penso sempre che i nostri figli non sono effettivamente nostri, nel senso del possesso.
Noi li mettiamo al mondo, poi la vita appartiene a loro. Non accettare una cosa di questo genere sarebbe una grandissima forma di egoismo. Poi è ovvio che da madre abbiamo una forma di trasposizione di noi stessi nei nostri figli ( ci identifichiamo un po’ in loro) e quindi può risultare molto difficile talvolta accettare le loro strade e le loro scelte, ma la più grande forma di amore è sicuramente il rispetto e l’accettazione per quello che loro dimostrano di essere.

Devo anche aggiungere che ho trovato di grandissima maturità la scelta di condividere con la madre il proprio disagio e anche il coraggio di affrontare il percorso. La ricerca di se stessi è qualcosa che talvolta non completiamo neanche da adulti. Sapere chi siamo, sapere cosa vogliamo e sentirci sereni con noi stessi. La  consapevolezza in una persona così giovane mi ha stupito e meravigliato. La mia amica ha detto che ora suo figlio è sereno, sta bene, finalmente. Il suo corpo sta cambiando lentamente, sta assumendo sembianze maschili, cambierà la voce, crescerà la barba, si allargheranno le spalle. Gioca e scherza con il fratello più piccolo, che ha preso atto del tutto senza particolari traumi. Forse una mente giovane non ancora inquinata riesce a non fare differenza tra un fratello e una sorella, basta che ci sia.Anzi in un certo senso l’ha ritrovato, perché per diversi anni la sorella aveva vissuto isolata e chiusa in se stessa. Certo fa strano, lo capisco. Però io credo che non debba esistere alcun diritto di nessuno su altre persone.

Per questa particolare situazione esiste una legge, anche se è comunque migliorabile, che  tutela il diritto di modificare il genere e lo regolamenta, ma sono indubbiamente maggiori le resistenze culturali  e religiose e gli stereotipi, che non i veri e propri divieti.

Ovviamente, questa confessione l’ha fatta anche F., tutti noi, e spero di sbagliarmi, quando sentiamo la parola trans la abbiniamo a qualcosa di, diciamo, poco carino, forse più legato al mondo della prostituzione, purtroppo. Non è così. Nascere trans è una condizione e come tale va accettata. I tempi stanno cambiando e la medicina e la ricerca stanno prendendo atto della quantità di persone che vivono questa trasformazione.

Secondo il mio punto di vista più tutti ne sanno qualcosa e possono capire cosa significhi, più è alta la possibilità che tale condizione divenga più sostenibile socialmente in futuro e anche meno faticoso e difficile viverlo.

Se siete quindi un po’ curiosi digitate trans, trransgender in google e cercatevi un po’ di notizie.

oppure iniziate leggendo qua sotto:

https://www.wikihow.it/Effettuare-la-Transizione-da-Donna-a-Uomo-(Transgender)

https://www.wired.it/scienza/medicina/2014/11/03/cambio-sesso-italia/

https://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/07/22/quei-bimbi-che-si-sentono-trans-terapie-che-italia-non-ci-sono-

e se cercate un libro:

https://www.ibs.it/viaggio-di-arnold-storia-di-libro-davide-tolu/e/9788860220042

Buona lettura.

 

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