VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE

INAUGURAZIONE DEL RESTAURO DELLO SCALONE MONUMENTALE, RESTITUITO ALLA DECORAZIONE ORIGINALE DEL 700

Domenica 22 aprile ho avuto la fortuna di presenziare a questa importante giornata in cui si è tagliato il nastro per inaugurare il bellissimo restauro di questo imponente scalone storico che porta dal giardino all’italiana alla Villa Duchessa di Galliera.

In una splendida calda giornata di primavera abbiamo assistito ad un importante evento patrocinato dal Parco Beigua UNESCO Global Geopark  che rappresenta un primo gradino di questa immaginaria scala che porterà a importanti lavori di restauro e manutenzione di tutto il Parco della Villa. L’evento fa parte delle celebrazioni dell’Anno europeo del patrimonio culturale e Il taglio del nastro è stato lasciato alla Squadriglia Aquile dell’AGESCI Genova 7 di Voltri, scout molto attivi nel lavoro di volontariato e pulizia del Parco in vista dell’importante evento.

Proprio mentre a Levante, nei Parchi di Nervi, è appena iniziata Euroflora, anche a Ponente si è voluto mettere l’accento sull’importanza che le Ville Storiche svolgono nel contesto cittadino, arrivando quasi ad auspicare per la prossima primavera un percorso floreale itinerante. Ma questo è un bellissimo sogno, per oggi mi limiterò a riportare tutte le notizie e le curiosità che ho appreso durante i discorsi inaugurali e durante la visita guidata in cui ho scoperto davvero molte cose.

VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE
taglio del nastro

Premetto che sono molto legata a questa Villa. Quando nel 1985 mi trasferii con la mia famiglia a  Voltri fu da subito una delle mie mete preferite per le gite domenicali e le passeggiate.

Il parco è davvero molto grande; all’epoca alcuni sentieri oggi chiusi per le frane avvenute dopo l’alluvione del 2014 erano aperti e ci voleva davvero tutto il pomeriggio per percorrere i sentieri, arrivare ai prati con i recinti dei daini e salire fino al Santuario delle Grazie. Oggi ho scoperto che sono tre colli per 32 ettari e che la loro riunificazione sotto il Parco storico è avvenuta nel corso del tempo. Invece i sentieri da percorrere sono ben 18 km!

Oggi solo per caso scorrendo Facebook ho notato il post dell’evento fissato per le 15 e ho deciso di partecipare, sicura di scoprire qualcosa di bello.

Ammetto che la popolazione non sia accorsa per assistere al momento istituzionale, ma durante il pomeriggio il parco si è via via riempito di moltissime persone, soprattutto famiglie, che si dirigevano sui prati o a vedere i recinti dei daini e delle caprette, l’attrazione preferita per i bambini.

In realtà la Villa offre moltissimo di più.

Innanzitutto credo sia doveroso ringraziare l’Assessore al Commercio e Turismo Paola Bordilli che con la sua presenza ha testimoniato l’importanza del momento e non ha messo in secondo piano la delegazione di Ponente, rispetto a quella di Levante oggi sotto i riflettori per Euroflora. Anzi si è voluto rafforzare questo filo che unisce tutta Genova, questa idea di una possibile Genova verde che veda nel rilancio di tutte le sue ville storiche una grande possibilità.

Poi ovviamente il resto è dovuto al Comune, al parco del Beigua, alla Sovraintendenza dei beni culturali e a tutte le associazioni di volontariato che stanno facendo grandi sforzi per riportare questa Villa agli splendori iniziali. Presenti e partecipi anche la Sig.ra Francesco Passano, della Sovraintendenza e Claudio Chiarotti, Presidente del Municipio Ponente,

Grandissimo studioso e presenza indispensabile l’Assessore alla Storia, Cultura e Turismo Matteo Frulio, che da anni studia e scopre sempre cose nuove riguardanti la Villa e il Parco, riuscendo così a dare le giuste direttive per i restauri.

VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE

Durante il discorso è anche stato anticipato il prossimo evento che si terrà il 26 maggio e che mostrerà i due grandi mosaici di fiori, nel giardino all’italiana, dove ora si possono vedere i prati, composti secondo i disegni originali del 1870 sotto Maria Brignole Sale. Saranno davvero grandi , nove metri per sei e sei metri per tre, e se si pensa che all’epoca lavoravano circa una ventina di giardinieri si può solo immaginare lo sforzo che i volontari compiono per ottenere il miglior risultato e la miglior manutenzione possibile.

L’intento di questo progetto è quello di restituire a questa meravigliosa Villa e al suo Parco la sua nativa dignità internazionale.

Andrea Casalino, presidente Associazione “Sistema Paesaggio” ci introduce alla visita guidata e ci racconta la storia della Villa.

Le origini del Giardino all’italiana risalgono al 1675 quando i Brignole  Sale, già ricca famiglia genovese, acquisiscono i terreni dai Mandillo, debitori nei loro confronti. I Brignole Sale a Genova erano proprietari di Palazzo Bianco e Palazzo Rosso e devono la loro ascesa alle attività commerciali e bancarie sin dal 1500 fino a divenire importanti esponenti e rappresentanti della Repubblica di Genova alla corte del Re Sole.

Difatti i primi progetti del giardino, risalenti al 1706,  non furono sviluppati all’Italiana, ma anzi secondo il gusto barocco dell’epoca che richiamava i fasti francesi, con pergole, viali, siepi, gazebo e una studiata geometria di aiuole, talvolta, fiorite e tenute con cura maniacale a comporre ricchi disegni. Il fulcro di tutta la composizione è il monumentale ninfeo con le conchiglie scolpite nella bottega di Filippo Parodi, importante scultore genovese.

Lo scopo era quello di stupire i nobili ospiti con lo sfarzo.

Lo spiazzo su cui costruire il giardino fu creato da zero, riempiendo la naturale discesa del colle e creando le mura di cinta di sostegno e un sistema nascosto di archi e contrafforti che sostenessero il tutto.

Al posto dell’attuale Villa vi era solo un rustico che  dal 1750 venne ampliato con l’aggiunta delle due ali per farlo diventare una dimora di campagna e a questo punto si evidenziò l’esigenza di poter vedere il giardino dalla Villa e venne quindi ripensato non più coperto ma con bei prati e piante basse e fiori a vista.

VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE

Nel 1786 Anton Giulio III, libero da vincoli matrimoniali si sposa per amore con Anna Pieri , conosciuta a Siena all’Università. A Genova la marchesa era nota per la sua grandiosa vita mondana e per i meravigliosi spettacoli che riusciva a organizzare ed è per questo motivo che il marito le fa costruire un edificio con un teatro appositamente per lei: il Palazzotto di Società, adiacente alla Villa, con un Teatro e diverse sale tra cui la Sala da Pranzo, chiamata Sala delle Conchiglie, dove poter intrattenere la nobiltà internazionale: consoli, principi, imperatori ( fu infatti dama di compagnia dell’Imperatrice Maria Luisa d’Austria, moglie di Napoleone). Questa sala è ad oggi ancora unica nel suo genere:le pareti sono rivestite di conchiglie di porcellana, tufo, serpentino e marmo bianco, oltre ai coralli e vetri a forma di conchiglia, sulla parete nord si trovava la fontana. L’effetto doveva essere quello di trovarsi in un ambiente naturale dove la luce si rifletteva sulle decorazioni delle pareti e si amplificava con l’acqua della fontana, richiamando gli scenari del giardino sottostante.

L’importanza attuale di questa costruzione risiede negli affreschi fatti con gli stessi cartoni di quelli di Palazzo Rosso, andati perduti, mentre a Voltri sono tutt’ora visibili e il Teatro in esso contenuto è il più antico ed unico esempio di teatro in Villa rimasto in Liguria.

La Villa nel 1832 ospitò il banchetto di  nozze di Ferdinando II di Borbone, re del regno delle due Sicilie, con Maria Cristina di Savoia, sposatisi nel Santuario di Nostra Signora dell’Acquasanta.

Non vi viene un po’ di soggezione al pensiero di camminare per gli stessi viali calpestati da Re e Regine e di passeggiare in un Parco che non aveva molto da invidiare a Versailles?

A questo proposito mi viene in mente un passo di un libro di Marco Rinaldi, Centottanta racconti in tre minuti e altre storie, in cui si narra del Doge Lercari che costretto a recarsi a Versailles per i trattati di pace dopo il pesante bombardamento del 1685, obbligato a visitare la reggia, con proposito umiliante, alla domanda di che cosa lo avesse maggiormente stupito di quella giornata, rispose semplicemente : “Mi chi!” ossia :” Io qui!”. Non potevano immaginare i francesi che il Doge era ben abituato ad una città sontuosa e magnificente, che nulla doveva invidiare a Versailles: la nostra bella Genova.

Faccio un passo indietro sulla fortuite cause che hanno permesso il  restauro dello scalone. Difatti la decorazione originale del 1711  è sempre stata coperta da un arbusto rampicante, un ficus, che ad un certo punto ha iniziato a franare rendendo necessario un intervento. Tale pianta ha sì, creato qualche danno, ma allo stesso ha protetto dalle intemperie e dagli agenti atmosferici le decorazioni sottostanti. Con le spiegazioni dello studente in geologia Luca Belzer, che si può basare anche sulle ricerche dei suoi professori effettuate sul progetto CARG (realizzazione di cartografia geologia nazionale su scala) abbiamo scoperto sia quali  pietre sono state utilizzate per il restauro della scala sia importanti nozioni sulla geologia della Villa e del territorio circostante. Luca ha cercato di spiegare  a noi profani con parole semplici e comprensibili importanti nozioni sulla formazione del suolo su cui ci troviamo ( del perché per esempio ogni tanto troviamo conchiglie fossili in posti dove il mare oggi non c’è).

VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE

Per quanto riguarda la ristrutturazione, che più riguarda il tema di oggi, è importante notare la parte bassa di decorazione creata con rocce nere, anzi scarti di fusione degli altoforni della zona di Fabbriche, gergalmente chiamata loppa d’altoforno e formata da colate di ossidi scuri di ferro e manganese, molto simili di aspetto alle formazioni dopo le colate laviche. Da lontano potrebbe sembrare la più pregiata ardesia che però oltre a essere molto costosa è anche molto delicata. Non dimentichiamo che anche  nella ricerca dello sfarzo erano pur sempre genovesi e se si poteva risparmiare male non faceva! Durante la visita guidata non sono mancati altri particolari di evidente riciclo di materiali ed elementi architettonici provenienti da altri siti della città.

VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE

Le rocce di decorazione del contorno, posto sotto la balaustra e tutto intorno, sono invece dei carbonati porosi e si è provveduto a sostituire le parti mancanti con una roccia simile. Si può notare la lieve differenza di colore. Più scure le originali, più chiare le nuove.

Interessante invece l’utilizzo della roccia verde a scaglie posta sul muraglione dietro lo scalone, trattasi di serpentino, rocce metamorfiche provenienti dal Faiallo, che proprio per la loro genesi tendono a spaccarsi e e a creare delle scaglie. L’effetto di queste scaglie verdi luccicanti è molto scenografico.

VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE

VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE

Tornando invece alla storia della Villa e al suo Parco il suo originale sviluppo era una suddivisione in cinque aree:

  1. Il Giardino all’Italiana, dove l’uomo governa la natura
  2. Il Palazzo e il Palazzotto
  3. L’agrumeto ( le sue arance andavano in dono alle corti europee)
  4. Il bosco roamntico all’inglese, dove il tocco dell’uomo a governare la natura c’è ma non doveva essere evidente
  5. La parte agricola, con diversi poderi dei manenti che gestivano il terreno, mantenendolo pulito, e ne potevano tenere i frutti. I recinti che ora ospitano i daini contenevano le mucche e vi era anche una latteria con rivendita del latte. Negli anni 90, all’epoca delle mie passeggiate c’era un bar nella latteria. Ora quella zona è completamente chiusa e si aspetta di poter porre rimedio alle frane e allo smottamento del terreno. Poco più in là passerà la Gronda e per fortuna  sono riusciti a salvare la zona della Selva Oscura.

Perché la chiamo così?

Quando l’anno scorso ho visitato le bella villa di Pegli mi aveva incuriosito  la storia che l’architetto voleva raccontare, un percorso ben studiato con i  suoi significati. Mi sono chiesta se anche questa Villa avesse questa idea di fondo e ho scoperto che è proprio così! Anzi la Villa di Voltri in questo senso è precedente a quella di Pegli, che è nata a posteriori nel 1846 come parco turistico.

Ebbene l’architetto Emanuele Andrea Tagliafichi  si è ispirato alla Divina Commedia e la zona della latteria che si trova effettivamente in basso in una zona buia (me la ricordo quasi non penetrata dalla luce, da tanto fitti sono gli alberi) simboleggia l’Inferno. Vi si trovava poi  la porta degli Inferi: un’ arco, poi la lonza, ossia una scultura di una fiera oggi conservata all’interno della Villa e una scultura di Dante Alighieri.  Il cammino sui sentieri e un labirinto poi eliminato per sicurezza richiamavano il Purgatorio fino a giungere in Paradiso, simboleggiato dai prati, dalla luce e dal Santuario della Madonna delle Grazie posto in cima, con il suo campanile rialzato in seguito a questo scopo: l’obiettivo finale del percorso.

A questo punto merita un approfondimento la storia dei tre colli su cui è basato il Parco: Castellaro, Givi e San Nicolò.

Uno è quello della Villa e del Giardino, a levante, poi vi è quello del Santuario, acquistato nel 1864 da Maria Brignole Sale De Ferrari, detta Duchessa di Galliera, titolo acquisito dal ricco marito De Ferrari (sì, proprio quello della piazza con la fontana) la quale ne continuò l’uso come pantheon familiare e che poi lo restituì agli antichi proprietari ( I frati cappuccini che vi erano dal 1568 e che  in seguito alle leggi emanate dal regno di Sardegna, ne erano stati allontanati e  vi poterono tornare solo grazie alla Duchessa).

Il terzo colle invece, a ponente, racchiude una storia con un piccolo dramma. Il colle apparteneva alla famiglia Giustiniani, importante e influente famiglia genovese, e vide nascere la storia d’amore tra una giovanissimo Camillo Benso di Cavour, allora solo ventenne, trasferito a Genova, e Anna Schiaffino Giustiniani, nel 1830 solo ventritreenne e già sposata al marchese Stefano Giustiniani, maggiore di lei di sette anni. Quello che oggi è il castello del Belvedere, ristrutturato e riportato al suo fasto, così come ideato nel 1872 dal Rovelli con un bellissimo gioco di cascate, acqua e grotte poste vicino al castello era il loro rifugio d’amore. Pare che Nina, così soprannominata dal Conte di Cavour, ponesse fine alla sua vita a soli 34 anni per le pene di questo amore impossibile. Ne sono testimonianza le diverse lettere d’amore a lui rivolte  e  il suo diario la cui ultima annotazione prima del suicidio è una tragica dichiarazione d’amore. Il colle fu acquistato nel tempo dalla famiglia Brignole Sale ma restano le testimonianze dell’appartenenza alla famiglia Giustiniani.

La storia della Villa segue le vicissitudini della famiglia: alla morte della Duchessa, filantropa e dedita alla beneficenza, nel 1888 la Villa fu lasciata in eredità perpetua all’Opera Pia Brignole Sale.  Dal 1931 è in uso al Comune di Genova, inizialmente in affitto e poi dal 1985 in proprietà tranne il palazzo e l’antistante giardino. La Villa fu occupata dai tedeschi nella seconda guerra mondiale, con scavi di trincee e collocazione di 26 strutture belliche e bunker dislocate nel bosco, che si possono ancora oggi visitare con appositi tour guidati; nel 1950 il Comune procedette allo sminamento della zona e ad un ripristino del territorio.

Grazie alle Colombiane del 1992 vi fu un importante piano di interventi che fu però vanificato da incuria e vandalismo. Dal 2012 la Villa è nuovamente oggetto di un piano di interventi di restauro, un cammino appunto che con l’inaugurazione dello scalone non vede sicuramente il primo passo, ma la posa di una pietra certamente molto importante. Lo sforzo è evidente ed è collettivo. La prova ne è la presenza delle istituzioni e degli enti presenti nell’odierno evento, sperando che le parole diventino presto una bella realtà.

La visita guidata si è poi conclusa con un rinfresco a base di dolci di Sambuco e tè freddo e un concerto di musiche settecentesche per flauto traverso e violoncello, davanti al ninfeo del giardino.

VILLA DUCHESSA DI GALLIERA, UN GIOIELLO A PONENTE

L’augurio che si può fare è quello di rivedere questo nostro gioiello del ponente risplendere come agli albori, per riportarci metaforicamente alla corte di Versailles, o nella Selva oscura o timidi testimoni di un grande e tormentato amore, ad ammirare il mare che brilla con gli aranci alle spalle, oppure nella fattoria didattica che si spera di poter creare in casa Borromeo, uno dei poderi agricoli ancora esistenti, con l’auspicio che tutti, di fronte a tanto impegno e sacrificio, portino rispetto alle piante, ai fiori, al Parco, ai suoi sentieri,alle sue grotte e ninfei, ai suoi animali, alle sue meraviglie e a tutto quanto rimesso a nuovo e curato, portando via solo belle immagini immortalate con lo smartphone e possibilmente anche il sacchetto dei propri rifiuti!

 

 

 

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Qui la mappa e seguire un video di un minuto che vi mostra la Villa dall’interno e alcune sue attrazioni:

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Ringrazio Andrea Casalino per l’infinita pazienza, durante la visita guidata, nel rispondere a tutte le mie domande e curiosità, nonché Luca Belzer altrettanto gentile  disponibile.

Insomma, ora non avete scuse, un po’ di storia la conoscete, i social ve li ho elencati tutti, vi ho messo i link e potete ammirare in anteprima immagini e filmati, qualunque cosa vi piaccia fare, che sia arte, natura, relax, storia, fotografia qua la troverete!

Allora vi aspetto, perché io ci sarò,  il 26 maggio per l’inaugurazione dei mosaici floreali!