FAMIGLIE ARCOBALENO

FAMIGLIE ARCOBALENO


FAMIGLIE ARCOBALENO
BATTITO D’AMORE

Lo so che oggi mi cimento con un argomento spinoso. Lo so, lo so… ma non posso farne a meno. Tra i vari temi che avevo deciso di affrontare, questo era sulla mia lista sin dall’inizio. Il fatto che sia spinoso non lo sostengo io, ma è di pubblico dominio che lo sia.

Perché ci tengo particolarmente? Primo perché sono sensibile al tema. Sono di principio contraria a qualsiasi forma di pregiudizio e discriminazione e sostengo il diritto di ognuno di amare chiunque voglia amare. Con tutto l’odio che c’è in giro, l’amore non è altro che amore, in tutte le sue forme.

Secondo perché conosco da vicino una famiglia arcobaleno.

Se non lo sapete già, ma lo trovo improbabile, vi starete chiedendo cos’è una famiglia arcobaleno.

Ebbene, sono coppie omosessuali che hanno portato avanti il  loro progetto di genitorialità, nonostante a quanto pare, l’attuale società non sia ancora completamente d’accordo (non lo dico, lo dice la politica).

E perché? Perché parrebbe che l’Italia non sia ancora molto pronta ad accogliere famiglie in cui vi siano due mamme o due papà, o addirittura un solo genitore, oppure, ohibò, padri e madri che hanno avuto figli in relazioni etero e poi scoprono o decidono di assumere la loro identità sessuale.

Ma nonostante ciò le famiglie arcobaleno vanno avanti per la loro strada, combattono per i loro diritti, chiedono a gran voce per i loro figli le stesse tutele degli altri bambini e lo fanno consapevoli delle loro scelte e delle loro responsabilità.

Prima di accingermi a scrivere anche una sola riga di tutto ciò ho chiesto, mi sono informata, ho iniziato a leggere articoli e a curiosare tra i vari blog e quello che  mi ha davvero colpito sono state frasi di scelta consapevole e grande assunzione di responsabilità… che mica sono sicura che tutti quelli che mettono al mondo un figlio, volenti o nolenti, siano così responsabili, così consapevoli e così pronti a fare i genitori!

Le stime parlano chiaro, sono parecchi i bambini non tutelati. Ma da cosa deriva questa mancanza di tutela? Ovviamente dalle leggi che ad oggi non riconoscono alle coppie gay la possibilità di estendere ad entrambi i genitori ( formanti la coppia) gli stessi diritti/doveri nei confronti del loro figlio. Evidenzio il fatto che alcune sentenze sono andate in senso autonomo su questo tema e si sono espresse a favore dello stepchild, (apri il link per leggere alcune sentenze)  anche in coppie dello stesso sesso.

L’istituto giuridico  a cui si fa riferimento è del 1983 ( Legge 4 maggio 1983, n. 184 “Diritto del minore ad una famiglia)  ma viene, ad oggi, applicato solo alle coppie eterosessuali.

Per testimonianza diretta ho saputo che è possibile proporre un ricorso davanti ad un giudice solamente dopo che il bambino di cui si vuol richiedere l’adozione abbia compiuto almeno i tre anni. Questo perché lo stesso possa affermare che proprio “quella” persona che vuol farsi dichiare la sua mamma o il suo papà sia effettivamente “la” persona (oltre a quella biologica) che se ne prende cura tutti i giorni. Ciò, nonostante la coppia in questione sia già unita civilmente prima dell’arrivo del minore. Mentre mi dicevano questa cosa io tornavo con la memoria a quando prima che nascesse Marco, mio figlio, io e suo papà ci eravamo recati in Comune a dichiarare la paternità ( in quanto non ancora coniugati). Non vedo perché anche per una coppia arcobaleno non possa bastare una dichiarazione dello stesso tipo. Una dichiarazione di responsabilità e ‘comune attesa’ di genitorialità. Stop. Senza tanti discorsi. In fin dei conti chiedono solo di potersene prendere cura sempre e comunque, non mi sembra una richiesta irragionevole.

Mi capita spesso di parlare con le persone di questo tema e il più delle volte le perplessità che emergono sono sempre tante. Soprattutto quelle sul benessere del bambino, sul suo sviluppo emotivo e sulle sue eventuali mancanze di figure di riferimento. Io finisco sempre per domandarmi perché questo benessere non venga culturalmente messo sullo stesso piano e in discussione quando  per esempio si sia a conoscenza di situazioni famigliari disagiate, padri violenti, madri superficiali. Tutto a  un tratto quello che succede in casa d’altri non deve essere affare proprio, quello che succede in famiglia è affare di famiglia (tradizionale, ovvio)… ma se due genitori sono omosessuali allora diventa automaticamente affare di tutti!

Certo, ho esagerato il concetto, ma pensateci un attimo, non vi è mai capitato di avere il dubbio che un bambino possa non avere la migliore famiglia che meriterebbe? Che magari la sua emotività, il suo stato psicologico possano non essere così curati nella famiglia in cui si trova? Ebbene sì, capita, capita. Anche più spesso di quanto si creda, eppure a parte casi rari nessuno mette in dubbio la patria potestà o le capacità di crescere un figlio di una cosiddetta famiglia tradizionale.

Ciò che fa di una famiglia una buona famiglia e un buon luogo in cui crescere, fisicamente ed emotivamente, non è mai legato alla sessualità dei suoi genitori.

La vita è un dono che ci viene fatto e se a crescerci in questo nostro cammino ci sono due persone che si amano, se a sostenerci nei nostri primi passi ci saranno due mamme o due papà che si rispettano, se l’ambiente attorno, la scuola, la società non ci farà sentire diversi, allora saremo stati davvero fortunati. Sì, perché l’unica discriminazione che può vivere il figlio di una famiglia arcobaleno  nasce proprio dal pregiudizio esterno e dalla mancanza di informazioni.

Ad aiutare e sostenere queste famiglie in tutte le fasi dei loro percorsi c’è l’Associazione Famiglie Arcobaleno. Entra qui per vedere il loro sito.

Si parte dall’informazione per la scelta del giusto centro per la procreazione assistita, da effettuarsi ad oggi fuori dall’Italia sempre a causa di limiti nelle nostre leggi che non permettono alle coppie omosessuali una scelta genitoriale, fino all’assistenza legale.

Dal loro sito:

L’associazione si propone in particolare di

  • ripensare il tema della famiglia e promuovere intorno ad esso un cambiamento culturale, sociale e politico;
  • favorire il confronto tra genitori o aspiranti genitori omosessuali e diffondere gli strumenti culturali necessari alla crescita dei loro figli
  • essere luogo di accoglienza e di sostegno per i genitori omosessuali che si trovino in difficoltà legate a separazione, coming-out con i figli o altro

Il sito offre in prima battuta informazioni, poi si può accedere al forum per confrontarsi con persone che hanno già fatto un cammino di procreazione assistita e che magari hanno già bambini.

In seguito, dopo essersi associati, si può partecipare agli incontri mensili che possono essere semplicemente delle cene conviviali come incontri con dottori o altri professionisti, come gli psicologi.

Non è da sottovalutare per esempio l’aspettativa sociale che possono subire le famiglie arcobaleno. Un genitore omosessuale si sentirà sempre sotto la lente di ingrandimento, si sentirà sempre in condizione di dover dimostrare di esser all’altezza, di essere migliore, di farcela. Oltre a dover comunque sempre spiegare e giustificare la “sua” famiglia in qualsiasi situazione sociale. E se ci pensate bene può essere stancante e frustrante. Però quello che ho potuto constatare è che al contrario tutta questa loro attenzione al lato psicologico li rende sicuramente genitori molto preparati, almeno dal lato teorico. Poi certo, dal lato pratico se la dovranno vedere esattamente come tutti gli altri con le coliche notturne, le febbriciattole, i capricci, i primi dentini, lo svezzamento, il capitombolo improvviso, l’asilo, la scuola, i primi amori… perché i bambini a nessuno arrivano con il libretto di istruzioni e a fare i genitori si impara strada facendo. Con amore, presenza e attenzione.

FAMIGLIE ARCOBALENO
HEARTS

Io mi sono divertita a leggere nella sezione Blog del sito le testimonianze di altri genitori come me, impegnati, stressati, alle prese per esempio con un dueene isterico, stanchi o semplicemente assorbiti dalla fantastica vita di tutti i giorni. Persone che si confrontano, che comunicando cercano di trasmettere i valori delle loro scelte, che chiedono uguali diritti per i loro figli  e che cercano semplicemente di influire un pochino in  quel cambiamento culturale che ci possa trasformare in un Paese che abbia come valore il rispetto della diversità, dell’inclusione e dell’integrazione.

Ecco anche io oggi ho voluto lanciare il mio sassolino nel mare.

Io non mi faccio spaventare, io ho il vantaggio di non partire prevenuta, ma nel dubbio, in caso di qualsiasi dubbio, chiedo e mi documento, leggo, mi informo. Chissà come fanno due mamme a fare un bambino? Lo cerco su Google. Chissà come fanno due papà a fare un bambino? Lo cerco su Google. Come vive una famiglia arcobaleno in Italia? Leggo le testimonianze. Sono sicura di sapere tutto, di avere le informazioni per sviluppare un opinione? Certo, perché la mia opinione nessuno me la chiede, ma da quella opinione scaturisce l’educazione che do a mio figlio, sono i messaggi che mando, sono la politica che voto e le scelte che faccio. Sono il trattamento che dedico a un bambino o ai suoi genitori, se lavoro in una scuola, alle poste, in un ospedale, in comune o se li incontro per la strada o al parco. L’opinione di tutti è importante per far sì che avvengano le svolte. E anche se non saranno tutti, almeno che siano i più. Perché, sappiatelo, che voi siate d’accordo oppure no le coppie omosessuali continueranno tranquillamente a fare figli e a crescerli e a questi bambini siamo noi tutti a dover garantire la migliore tutela giuridica possibile.

Buon arcobaleno a tutti!

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