CERCASI AGNESE DISPERATAMENTE

leggi dall’inizio
leggi la parte precedente
PARTE 3
AGNESE ARRIVA IN FRANCIA

Nicola porta Agnese a Nizza e la tiene presso di sé alcuni giorni prima di portarla a sua mamma, ma dopo qualche giorno riferisce ad Alfonsa che il cane è terrorizzato, poco socievole e che Agnese in un frangente gli è quasi scappata. Loro pensano si tratti dello choc dell’ulteriore spostamento in auto, di cui probabilmente ha paura perché già dopo la staffetta avevano capito che i mezzi di trasporto le procurano grande disagio. Gli consigliano così di aspettare che sia tranquilla, di parlarle con calma e avere pazienza, insomma di rassicurarla.

Dopo l’ulteriore tragitto da Nizza a Carcès, dopo una settimana, Agnese è irriconoscibile. Le orecchie basse, gli occhi terrorizzati, la coda tra le gambe. Trema. Vive sotto una sedia, rifiutando addirittura il cibo dalle mani. E’ la stessa amica di Alfonsa, Michela, a riferire che non mangia nemmeno il filetto che le porge. Siamo al 19 dicembre.

” Prima mi hanno portato in quell’inferno di rumori, la strada, le macchine, tante persone. Lui mi strattona, mi tira, mi urla ma io non capisco. Il suo odore è forte e a me non piace. Mi ha tirato giù dalla macchina e mi ha colpito perché ho sollevato un labbro mostrando i denti. Mi da la pappa, ma non mi fido. O mi ignora o mi trascina fuori nel caos. Poi mi ha rimesso nella gabbia. Sono arrivata in un posto dove gli odori sono buoni. Ma ho ancora tanta paura e lui ancora è qui intorno. Non viene da me, ma lo so che c’è. Quando arrivo in questa casa sono confusa, sento odori buoni e odori di cane, un cane che non c’ è più, tanti odori che mi stordiscono. Sto un po’ qui, nella tana, poi semmai esco. Fatemi abituare. Non venite sempre, mi spaventate, ora non ho fame. Ho solo paura. Quando lui va via, magari un giretto per la casa lo faccio…”

I messaggi e le telefonate di Michela ad Alfonsa non sono rassicuranti. Dice che la cagnolina non è socievole. Non ringhia, non è cattiva, ma se ne sta rannicchiata sotto il tavolo, non vuole uscire di lì sotto, è sospettosa. Alfonsa inizia a preoccuparsi perché capisce che forse non stanno usando il metodo giusto, così continua a dir loro di avere la pazienza che lei somatizzi tutti questi cambiamenti. Ci vuole solo tempo.

Dopo un paio di giorni la chiamano e le dicono che Agnese è scappata. Si è fiondata fuori la mattina presto, mentre aprivano le persiane di una porta finestra. Hanno provato a prenderla, ma più loro le correvano dietro più lei si allontanava. Lì intorno solo campagne sconfinate, una situazione davvero difficile.  E’ il 27 dicembre.

Corro, corro, corro. L’aria qui fuori è pungente. Tanti gli odori nuovi e sconosciuti. Le unghie si piantano nel terreno gelato e scricchiolano. Non so perché corro tanto veloce, ma sento una gioia immensa. Libera, sono libera. Come tanto tempo fa. Non me lo ricordavo nemmeno più quanto è bello correre.  Corro, corro, corro  finché  inizio ad avere freddo. Fa freddo qui fuori. Ho anche fame. Devo cercare cibo e anche  un riparo. Farà buio tra poco”.

Quando Alfonsa riferisce a Barbara e alle altre dell’evasione di Agnese vanno tutte subito in agitazione. Cercano insieme di dare indicazioni precise su come fare per riprenderla, fare dei percorsi con il cibo, fidelizzarla, spargere volantini con la foto del cane da mettere nelle zone limitrofe, nei negozi, in giro per il comune. Dalla Francia sembrano recepire i consigli, affermano di tentare il tutto per tutto e per i primi giorni riferiscono anche di vederla ogni tanto in lontananza, nei prati. Ma è dicembre, fa molto freddo, la temperatura di notte scende sotto lo zero e non ci sono molte possibilità di sopravvivenza per una cagnolina che ha vissuto quasi tutta la sua vita in un canile.

Dopo alcuni giorni, la famiglia francese si arrende, scrive un messaggio dicendo che non l’hanno più avvistata; inoltre Michela si ritrova sola, il fratello è ripartito, nessuno la aiuta, la mamma ha l’influenza e aggiunge che secondo loro è inutile proseguire nelle ricerche perché è sicuramente morta, per il freddo o aggredita da qualche animale selvatico.

Barbara e le sue amiche sono affrante, si sentono colpevoli di una scelta forse sbagliata e non si vogliono dare per vinte!

Così scrivono un appello in francese con la foto di Agnese, per farne un volantino da pubblicare su Facebook ai gruppi di ricerca di cani, ne esistono diversi, sperando che qualcuno abbia contatti in Francia per farlo arrivare fino a là.

Fortunatamente l’espediente funziona e un paio di ragazze contattano Barbara. Una di queste abita vicino ad Antibes e si chiama Val, in autonomia decide di  contattare Nicola. Le parole dell’uomo sono molto dure, quasi sprezzanti, e lasciano intendere che Agnese non fosse il cane che si erano aspettati di ricevere. Era troppo terrorizzata secondo lui. Pertanto esorta questa ragazza, anche in malo modo, a non disturbarlo più perché tanto non c’era più niente da fare.

Nel frattempo un’altra francese, di nome Sandrine, sposata con un italiano e quindi abitante in Italia, molto attiva nei gruppi di ricerca francesi dà la sua disponibilità ad aiutare e inizia ad essere molto propositiva con i passaggi da seguire. Si mette in contatto con la prima ragazza, Val, che aveva parlato con Nicola, ma proprio per il suo modo anche un po’ autoritario, che farà di Sandrine il fulcro dell’organizzazione, le due donne entrano in conflitto e Val abbandona il gruppo. Da  questo momento Sandrine, anche per la proprietà della lingua, prende in mano la situazione e si dà un gran daffare. Il suo aiuto si rivelerà prezioso e indispensabile. L’appello quindi viene inoltrato immediatamente a tutti i Comuni limitrofi, Vigili, canili, associazioni della zona. Tra i tanti che leggono questo accorato appello vi è una donna, Claudine abitante proprio a Carcès che si offre di aiutarla nelle ricerche in loco, accompagnata dalla sua amica Corinne. Parte così un volantinaggio a tappeto su tutta la zona, negozi, case, persone , non solo di Carcès ma di tutto il circondario.

continua a leggere

il primo volantino