VIOLA SI RACCONTA: QUANDO NASCE UN’AMORE

Oggi è il 14 febbraio, San Valentino, la festa degli innamorati. Mi sono anche un po’ informata e ho scoperto che contrariamente a quanto si creda la festa non nasce come una semplice furbata commerciale, ma anzi come festa religiosa. Infatti il Valentino che si ricorda è un santo martire cristiano, noto per il messaggio di amore che porta. Averlo poi abbinato all’amore romantico è stato un passaggio successivo. Bisogna però dire che questa ricorrenza affonda le sue radici nei più antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco, i Lupercalia.  Nel 496 d.c  l’allora papa Gelasio I volle porre fine a questi riti e cristianizzare la festa.

Ogni volta che si intromette la Chiesa noi donne ci rimettiamo!! Da Papa Gelasio I in poi ci siamo dovute accontentare di un biglietto o di una rosa, mentre all’epoca romana avremmo goduto della vista di bei giovanotti nudi, spalmati di grasso,devoti al selvatico Fauno Luperco, che procedevano per strada battendo il terreno con strisce di pelle di capre e all’occorrenza anche le donne che si facevano incontro e offrivano ventre e mani, per favorire la fertilità. Cioè, roba che anche Christian Grey potrebbe impallidire!

Vabbè, la Chiesa si è intromessa e addio bei fusti nudi.

Poi ci si è messo Geoffrey Chaucer, alla fine del 1300, che ha scritto “Il parlamento degli Uccelli”, non ridete!, poema onirico nel quale gli uccelli, i volatili, si riuniscono in un Consiglio e discutono su come accoppiarsi, ma non riescono a mettersi d’accordo. Poi interviene la Natura e lascia alle femmine la scelta, ne segue così è un tripudio di cinguettii e voli gioiosi. Le coppie si sono formate. Chaucer colloca questo risveglio dell’amore nella data di San Valentino e associa Cupido al Santo, condannandoci così nei secoli a seguire a festeggiare questa ricorrenza romantica.

Detto ciò, io oggi non avevo un articolo pronto per San Valentino perciò ho deciso di regalarvi il brano che segue, tratto da mio libro “Viola e i tempi del verbo essere”. Dal brano estratto  si capisce che alcune cose sono già successe, ma Viola finalmente scopre di essere innamorata e lo dice alla sua migliore amica. Spero vi faccia piacere.

BUON SAN VALENTINO!!

 

CAPITOLO II

APRILE 2000- SETTEMBRE 2000

Il passato prossimo

 

 

Era un bellissimo sabato pomeriggio di fine maggio. C’era qualche primula e viola selvatica nei prati. Si incamminarono lungo un sentiero che, partendo da casa di Viola e costeggiando casette di campagna e chiesine piccole piccole, giungeva in grandi prati e piccoli boschi dove poter far correre Brownie, il cane meticcio di Viola.

Barbara la guardava di sottecchi, con i suoi bellissimi occhi azzurri col taglio da gatta, e con un sorrisetto furbo, che solo lei sapeva fare. Sollevava un angolo solo delle labbra, il destro e nella guancia le si formava una fossetta impercettibile. Le dava un aria da bimba birichina, una piccola peste.

Viola ancora non si decideva a spifferare tutto e la teneva sulle spine.

“Allora, mi vuoi spiegare cosa succede?”, chiese Barbara, curiosissima.

Viola allora la guardo dritta negli occhi e confessò:

“Barbara, è tutto un casino… mi sono innamorata…” Barbara spalancò la bocca in un rotondo perfetto e disse solo: “Nooo!!”.

E poi: “Dai, dai racconta”.

Così Viola le raccontò della macchinetta del caffè, della dichiarazione, dei messaggini e del primo bacio e della prima volta e della seconda e di come andando avanti aveva capito che non era solo sesso, ma di come invece si era sentita un tutt’uno con quell’uomo. Di come aveva sentito le loro anime vicine in un caldo pomeriggio d’amore sul divano.

Barbara guardava sempre l’amica con un misto di stupore e di incredulità. Non sempre riusciva a credere che ciò che le stava raccontando fosse vero, anche se era abituata alle cose pazzesche che le succedevano. Che poi, non che fossero così strane, ma capitavano tutte a lei. Una dopo l’altra!

Così provò a ribattere, per punzecchiarla: “Vabbé, ma, magari, è come quell’altra volta, con quello là. Te lo fai due o tre volte poi capisci che non ne vale la pena e lasci perdere”, e si riferiva a un fatto accaduto anni prima, quando era ancora solo fidanzata con Massimo. Aveva preso una sbandata, bella forte, aveva trasgredito una sola volta e poi era tornata sui suoi passi, temendo di perdere il fidanzato. Da lì in poi aveva invece iniziato a costruire il suo futuro con Massimo, perché aveva trovato finalmente il primo vero lavoro fisso e l’estate seguente avevano comprato casa.

Ma questa volta la sua risposta fu: “No, Babi, davvero, stavolta è diverso. E comunque non è questa la cosa fondamentale, cioè, non fraintendermi, innamorarsi di nuovo, o forse per la prima volta in questo modo è qualcosa di indescrivibile, ma non è questo il punto principale, no, no…” e lasciò la frase in sospeso, poi continuò seria seria: “Lo sai come sono fatta, se sento di essere davvero innamorata di Luca, allora non posso più essere innamorata di Massimo, e sai una cosa?”.

“Eh?”.

“Forse non lo sono più da tanto tempo e non me ne ero accorta, ci voleva uno scossone per farmelo capire, dovevo aprire gli occhi e ora l’ho fatto. Credo che penserò seriamente di lasciare Massimo, qualsiasi cosa succeda”.

Barbara era sconvolta; capiamoci non per moralismo, anzi! Lei aveva avuto un fidanzato storico, con il quale era stata dieci anni, cioè come Viola dall’estate della seconda liceo in poi. Ma poi aveva capito che il matrimonio non era per lei. Però non lo aveva lasciato, non ne aveva avuto il coraggio. Aveva fatto tanto che si era fatta mollare, lo aveva portato alla disperazione e finalmente era giunto il giorno in cui lui le aveva detto: “Forse è meglio che ci lasciamo” e lei con un sospiro, leggermente trattenuto, aveva risposto: “Eh, sì, forse sì…” e le era scesa anche una lacrima. Ma non era una lacrima falsa, era davvero di dolore, per non essere riuscita a credere fino in fondo in sé stessa. Così da quel momento aveva iniziato ad avere qualche piccola storiella, mai importante, mai troppo coinvolgente, e non appena si profilava all’orizzonte questa possibilità, lei… fuggiva. Così era felicemente single e disinibita. Se uno le piaceva le bastava sbattere un po’ le ciglia, scuotere i capelli biondissimi sempre profumati e tutti le cadevano ai piedi. Aveva davvero fascino da vendere.

Così in questa occasione non fu la scappatella extraconiugale a farla rimanere attonita ma questa determinazione che lesse nella voce e negli occhi di Viola di mandare all’aria il matrimonio. Viola che butta per aria il matrimonio! Che manda al diavolo Massimo! Ma crollava un’istituzione! Viola che si era battuta contro tutto e contro tutti per poter stare con lui, Viola che aveva costruito il suo futuro con lui giorno dopo giorno, lavoro dopo lavoro, avevano comprato e ristrutturato la casa insieme, lo aveva aiutato a superare tutte le sue insicurezze, lo aveva aiutato nel lavoro e nella vita. Era stata per lui un faro e una guida. E ora a poco più di un anno dal matrimonio e nemmeno quattro di convivenza lo voleva mollare?

“Ma, Viola, sei sicura di quello che dici? Ti senti? Stai dicendo che vuoi lasciare Massimo? Dopo tutto quello che hai fatto? Tutto quello che hai passato? Ora che hai un bel lavoro, una bella casa e sei tranquilla? Ma cosa ti manca?”.

“L’amore, cara Barbara, mi manca l’amore… e nemmeno lo sapevo. È finita ormai. Devo solo pensarci bene e decidere come fare”.

Barbare scuoteva la testa: “Tu mi stupisci sempre. E poi non so come fai. Come puoi essere così sicura. E se ti stai sbagliando? Butti all’aria tutta la tua vita solo per un batticuore”.

“Io ti capisco, Barbara, vista da fuori sembrerà una pazzia, e forse anch’io non sono ancora così sicura, ma mi sento così… triste e infelice. Mi sembra di vedere solo per la prima volta lo squallore della mia vita” e qui Barbara la guardò con uno sguardo interrogativo che Viola, immersa nei suoi pensieri, non colse. Si era leggermente tradita. Nemmeno Barbara, la sua migliore amica, sapeva tutto e questa parola stonava con ciò che poteva sapere lei. Ma non osò domandare. Era la sua amica e confidente, ma non morbosamente curiosa, e se c’era qualcosa che Viola non le aveva detto, allora significava che non glielo voleva dire, e andava bene così. Non sempre bisogna conoscere ogni piccolo dettaglio per poter avere il quadro d’insieme.

 

Se vuoi saper cosa succede prima e dopo lo trovi QUI

Viola e i tempi del verbo essere